The things they carried/Le cose che portavano

Il tenente Jimmy Cross portava le lettere di una ragazza di nome Martha, una studentessa del Mount Sebastian College, New Jersey. Non erano lettere d’amore, ma il tenente lo sperava, e le teneva archiviate, chiuse nella plastica, in fondo allo zaino.

Sul far della sera, dopo un giorno di marcia, scavava la sua tana, poi si lavava le mani alla borraccia e tirava fuori le lettere, se le teneva fra le mani e passava l’ultima ora prima di dormire sognando a occhi aperti. Immaginava romantiche gite in tenda alle White Mountains in New Hampshire. Ogni tanto leccava i risvolti delle buste, sapendo che la sua lingua li aveva toccati.
Più di tutto, desiderava che Martha lo amasse come lui amava lei, ma le sue lettere erano prevalentemente colloquiali, elusive rispetto al tema dell’amore. Lei era vergine, lui ne era quasi certo. Studiava inglese a Mount Sebastian, e scriveva splendidamente dei professori e dei compagni, degli esami intermedi, del suo rispetto per Chaucer e della sua grande devozione per Virginia Woolf. Spesso citava dei versi poetici: non parlava mai della guerra, tranne che per dire “Jimmy, abbi cura di te”. Le lettere pesavano 10 once. Erano firmate “Love, Martha”, ma il tenente Cross sapeva che Love era solo un modo per firmare e non significava quello che lui talvolta avrebbe voluto significasse.
Al crepuscolo, riponeva accuratamente le lettere nello zaino. Lentamente, quasi distrattamente, si alzava e faceva un giro tra i suoi uomini, controllando il territorio. Quindi a notte fatta tornava nella sua tana e osservava la notte e si domandava se Martha fosse vergine.
(Tim O’Brien, The Things They Carried. Traduzione mia)
(1. Continua)

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