In morte di Sonia M.

Ciao Sò

Cari amici, scrivo finalmente dalla nuova casa, dopo giorni e giorni d’impegno traslocatore: svuota cartoni, monta mobili, riempi cassonetti, attiva utenze, impara cose, è tutto un turbinio di novità e uno schizzo d’adrenalina.

In periodi così impegnativi il vantaggio è che ci si isola dal mondo esterno, stando concentrati sulle mille cose da fare. Ma la vita, purtroppo, ci bussa alla finestra e ci tira secchiate d’acqua gelida. Una notizia annichilente, ricevuta via Facebook, è quella della morte di Sonia Manzi.

Ho conosciuto Sonia una quarantina d’anni fa. Era la migliore amica della mia ex moglie e ci siamo frequentati, quando più quando meno, per parecchi anni. L’ho poi ritrovata, appunto, su Facebook, e ne ho seguito con ammirazione gli sforzi e l’impegno quotidiano, infinito, nella lotta contro certe ingiustizie che ci indignano.

Spesso per molti di noi si tratta d’indignazione da divano: si tira un moccolo, s’impreca contro questo o quel politico strumentalizzatore, si conciona su Facebook, si firma una petizione. Si arriva, insomma, anche a formulare pensieri edificanti e a metterli nero su bianco. Passare all’azione, però, è un’altra cosa.

Ne parlavamo in chissà quale lettera passata: Engagez-vous, diceva quello. Sonia conservava ancora la stessa squisita ironia di quando regalava battute fulminanti, a nemmeno quindici anni. Ma nel frattempo era diventata una guerriera, e sa di che parlo chi ha minimamente seguito gli eventi degli ultimi anni a Roma, tra Baobab Experience e altre forze che tentano di arrivare dove lo Stato colpevolmente manca, superando ogni sorta di contrarietà.

Mi aveva raccontato tante storie in una lunga telefonata un paio d’anni fa, ci scrissi un articolo non ricordo per chi. La notizia della sua morte prematura mi ha colpito e commosso, non sapevo niente della sua malattia, frequentandola solo virtualmente.

Da allora non smetto di pensare, non solo alla perdita di lei, al dolore della famiglia, che ho conosciuto, soprattutto il padre, ai figli che lascia, ma soprattutto all’impegno che portava avanti con una forza incredibile, che si concretizzava nell’aiuto materiale di cui tantissime persone migranti hanno bisogno, un aiuto negato, come diritto e come semplice atto umanitario, per ragioni che non sono sostenibili per nessuna ragione al mondo.

La lotta di Sonia, insomma, era un contributo materiale all’umanità, e attraverso quei gesti concreti lei, insieme ai suoi compagni, affermava valori che neghiamo quotidianamente: chi lo fa per indifferenza o per inerzia non è innocente, di fronte a certi drammi, perché non basta annuire, mettere like o tirare il moccolo di cui sopra per liberarsi dal fardello che portiamo come componenti della civiltà occidentale.

Lasciando stare i massimi sistemi, quindi, saluto un’amica e una grande persona. Tante volte mi è passato per la testa, nella vita, un pensiero tipo “adesso muoio”. Tante volte ho pensato a chi, tra i miei amici e conoscenti, poteva essere in pericolo di vita.

Ricevere certe notizie lascia di sasso. Mi pesa addosso l’assenza di tutte le persone che ho frequentato e non ci sono più. Saluto Sonia e prometto che non la dimenticherò, tanta gente la ricorderà con gratitudine ed ammirazione per quello che ha fatto nella vita.

Non dimenticandola faremo in modo che viva il suo esempio e che il suo impegno non sia stato vano, sperando che per una Sonia che cade ce ne siano tante pronte a continuare la sua lotta.

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