Il discorso di Mattarella

Il nuovo Presidente della Repubblica ha giurato.
Poi ha fatto il suo primo discorso.
In circostanze come questa c’è aria di festa tipo primo giorno di scuola: scrosci d’applausi convinti hanno sottolineato i passaggi dedicati a Falcone e Borsellino, salutato il rinnovato slancio in difesa della Costituzione, approvato con decisione il ricordo della Resistenza al nazifascismo come elemento fondante della Repubblica. Pensiero delicatissimo il ricordo del bambino morto nell’attentato alla Sinagoga di 33 anni fa.
Poche cose uniscono gli italiani, in certi frangenti, come il richiamo della lotta alla mafia e l’appello all’unione di tutte le forze nazionali per sconfiggere la povertà, la disoccupazione, le diseguaglianze, il malaffare, l’intolleranza, il sessismo e tutti i mali che attanagliano lo Stivale.
Purtroppo, passata la festa e gabbato lo santo, spesso e volentieri finito l’applauso si continua a rubare, discriminare, intimidire, rimuovere, dimenticare. I santini di Falcone e Borsellino sono stati usati a sproposito quanto l’effigie della Madonna Pellegrina o di Padre Pio. Quindi, richiamati i valori buoni che ogni bravo italiano deve sentire nel cuore e difendere come bene della Nazione, speriamo che i cittadini di questo Paese li facciano finalmente propri. Possa la dignità del sommesso discorso di Mattarella risvegliare qualcuno dei tanti che, proprio nei luoghi istituzionali, la Repubblica la coprono quotidianamente di fango. A molti cittadini basterebbe.

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